Il servizio antipirateria ha bloccato per sbaglio i domini di Google Drive, impedendo a milioni di utenti di accedere ai propri file. Scopri perché e come funziona.
Forse è successo anche a te: il 19 ottobre potresti aver provato ad accedere a Google Drive senza riuscirci. Il problema non è stato causato da Google, ma da un servizio che si chiama Piracy Shield e serve a combattere la pirateria di streaming, in particolare di film, serie ed eventi sportivi.
Questo incidente dimostra che i servizi di controllo online possono commettere errori e che a rimetterci sono gli utenti finali, per cui è importante rispettare la sicurezza dei consumatori e trovare alternative accessibili sia allo streaming pirata sia agli abbonamenti costosi.
In questo post parliamo di Piracy Shield, come funziona, perché si è verificato l’incidente e, più in generale, dei servizi di streaming pirata. Buona lettura!
Piracy Shield blocca Google Drive
In seguito alla segnalazione durante un evento sportivo in diretta, Piracy Shield ha bloccato l’accesso ad alcuni domini perché riteneva che fossero piattaforme di streaming pirata, e invece erano sottodomini dei servizi Google Drive.
Per questo motivo, per un breve periodo di tempo molte persone in tutto il mondo non hanno potuto accedere ai propri file su Drive. Provocando disagi e denunce all’AGCOM.
A oggi, Piracy Shield ha bloccato più di 25.000 domini e 7000 indirizzi IP.
Come funziona Piracy Shield e perché si è verificato questo incidente
Piracy Shield è una piattaforma gestita dalle autorità per contrastare la pirateria informatica e la distribuzione illegale di contenuti in streaming. Funziona su due fronti: da un lato riceve segnalazioni da creatori di contenuti, broadcaster e piattaforme di streaming online. E dall’altro esegue una scansione costante del web alla ricerca di servizi illegali.
Per riuscirci, usa dei crawler, ovvero dei programmi che visitano rapidamente i siti e i server web, e raccolgono informazioni da inviare ai propri server remoti. Questi le analizzano in tempo reale con algoritmi di intelligenza artificiale per capire se si tratta di flussi di dati in streaming.
Quando Piracy Shield pensa di aver trovato una pagina che trasmette contenuti in streaming illegalmente, informa i fornitori di servizi internet o le autorità e blocca l’accesso ai server in questione.
Gli incidenti come quello di Google Drive si verificano quando gli algoritmi commettono un errore e interpretano una serie di dati come se fosse uno streaming video anche se non lo è.
Conseguenze e reclami
L’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni (AGCOM) ha diffidato DAZN. Il broadcaster che aveva inviato la segnalazione dei domini, ma non ha attuato altri provvedimenti più seri e immediati.
Di fatto, si è creata una spaccatura interna all’AGCOM, che rispecchia alla perfezione l’opinione pubblica sulla pirateria dello streaming: da una parte ci sono i creatori di contenuti e le aziende che detengono i copyright, e dall’altra ci sono le persone, che devono essere protette sia a livello di privacy sia di accesso ai servizi.
A oggi, Piracy Shield ha bloccato più di 25.000 domini e 7000 indirizzi IP, per cui le piattaforme di streaming e le aziende che organizzano eventi in diretta (come la Lega Serie A) hanno tutto l’interesse che continui a essere operativo.
La piattaforma è attiva dal 1º febbraio 2024 e la commissaria dell’AGCOM Elisa Giorni l’ha definita un autentico fallimento. “Non si può continuare a nascondere il fallimento dell’iniziativa Piracy Shield, che io peraltro avevo pronosticato, tanto che ho espresso la mia contrarietà fin dall’inizio.”
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Streaming gratis e pirata
Il problema della pirateria è vecchio quanto la stessa internet. Moltissime persone cercano un modo per accedere a contenuti multimediali scaricabili o in streaming senza pagare, creando un conflitto tra chi detiene i copyright su questi materiali e gli utenti che vogliono usufruirne.
Alla radice di questa tensione c’è la concezione della proprietà intellettuale, per cui, grosso modo, una creazione appartiene a chi la crea, e le altre persone che vogliono usufruirne devono pagare un prezzo convenuto.
A questa visione si contrappone il concetto di proprietà collettiva, specialmente per i prodotti culturali, che trova da sempre molti sostenitori tra gli utenti più attivi di internet.
Condivisione, codice open source, forum, sistemi di valutazione e recensioni… ma anche siti di streaming illegali, programmi per scaricare musica, film e software e per guardare eventi sportivi in diretta senza pagare il canone dei canali ufficiali.
Perché esistono così tanti servizi e metodi per aggirare i copyright e guardare video in streaming gratis? Il grosso del problema è che negli ultimi anni c’è stata un’intensa frammentazione dei servizi di streaming.
Moltissime persone non sono contrarie a pagare un servizio come Netflix o Amazon Prime, il problema è che oltre a quello per film e serie (che spesso non è uno solo), c’è quello per la musica, gli abbonamenti alle piattaforme di giochi, quelli per le app di fitness e chi più ne ha più ne metta.
Di conseguenza, il costo finale per accedere ai servizi di intrattenimento è sempre più alto, ed è comprensibile che molti utenti cerchino un modo per ridurlo o vedere contenuti gratis.
Il problema è che così facendo non solo infrangono i copyright dei creatori di contenuti, ma si espongono anche a rischi di sicurezza elevati, tra cui quello principale è la possibilità di scaricare malware sul dispositivo.
La pirateria non fa bene a nessuno. Né ai creatori di contenuti, che non guadagnano, né agli utenti finali, che si espongono a rischi di sicurezza.
Alternative alla pirateria e a Piracy Shield
Come ha dichiarato anche Elisa Giorni dell’AGCOM, probabilmente dobbiamo “ripensare il sistema di controllo dello streaming pirata”, perché non possiamo rischiare che uno strumento come Google Drive rimanga inaccessibile per ore al popolo di un’intera nazione.
D’altro canto, dal punto di vista dell’utente, è necessario trovare delle alternative sostenibili e sicure alla pirateria. Eccone alcune:
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Condividere gli account delle piattaforme
Alcuni servizi, come quello di Nintendo Switch, permettono la condivisione degli account, mentre altri, come Netflix, hanno recentemente dichiarato illegale questa pratica. Inoltre, esistono siti per la condivisione sicura di account con sconosciuti, come Together Price.
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Acquistare singoli accessi o contenuti
Ci sono siti e app che consentono di acquistare l’accesso a singoli video o eventi in diretta. In modo da non dover pagare un abbonamento mensile.
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Abbonamenti gratuiti
I piani di base di alcuni servizi sono gratuiti, anche se in genere includono annunci pubblicitari o limitazioni. Un metodo per contenere le spese potrebbe essere usare una combinazione di abbonamenti premium e versioni gratuite.
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Contenuti gratis offerti dalle biblioteche
Molte pubblicano contenuti gratis su piattaforme come Kanopy e Hoopla. Probabilmente non includono l’ultima stagione della serie del momento, ma a volte si possono trovare delle vere e proprie perle nascoste!
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Canali gratuiti
Ci sono anche canali completamente gratuiti come YouTube e Vimeo, che ospitano un’enorme quantità di contenuti indipendenti e di altissima qualità.
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Servizi di streaming inclusi nei piani telefonici
Alcune compagnie offrono dei piani tariffari che includono anche l’abbonamento a servizi di streaming online.
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Piattaforme di nicchia
Infine, ci sono anche servizi molto particolareggiati, come Mubi e CuriosityStream, che possono essere un’alternativa interessante per un pubblico con gusti ben definiti.
A parte queste alternative per accedere a contenuti in streaming online gratis o a prezzi ragionevoli, c’è un altro strumento che ti consigliamo di usare e che ti permette di migliorare le tue sessioni di streaming: le VPN (reti private virtuali).
Come usare una VPN per lo streaming
Una VPN è un metodo semplice ed efficace per accedere in modo sicuro e privato alle piattaforme di streaming e ai contenuti online, evitando censure e restrizioni su base geografica.
La VPN è un programma che fa passare il traffico internet attraverso un server remoto e codifica i dati con un algoritmo di crittografia. In questo modo, si ottengono due grandi vantaggi: i dati che invii e ricevi sono protetti e il tuo indirizzo IP non è visibile online.
Moltissime persone usano le VPN per accedere ai siti di streaming quando sono all’estero o per aggirare i controlli geografici, ma c’è di più. Oltre a consentire l’accesso ai cataloghi internazionali di piattaforme come Netflix, Prime Video o Disney+, le VPN offrono una protezione avanzata della privacy online, bloccando il tracciamento da parte di inserzionisti e malintenzionati. Questo è particolarmente utile se ti connetti spesso a reti Wi-Fi pubbliche, dove il rischio di intercettazione è più alto.
Se non hai mai usato una VPN, ti consigliamo di scegliere un fornitore di VPN premium come Panda, che rispetta la privacy degli utenti e ha una buona rete di server sicuri e veloci.
Conclusione
In questo post abbiamo visto come funziona Piracy Shield, i recenti problemi che ha causato e le alternative legali allo streaming pirata. Incidenti come il blocco di Google Drive evidenziano la necessità di sistemi più sicuri e trasparenti, capaci di rispettare sia i diritti d’autore sia la libertà degli utenti.
Scegliere soluzioni affidabili, come l’uso di una VPN per accedere in modo sicuro ai contenuti o piattaforme gratuite e condivise, permette di ridurre i rischi legati alla pirateria. Ora più che mai, è possibile accedere a mille possibilità di intrattenimento online, senza compromettere la propria sicurezza e privacy e senza spendere cifre folli.
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Buona navigazione e buone sessioni di streaming sicuro!