OpenAI ha iniziato ad applicare le richieste del Garante, ma deve ancora introdurre alcune misure importanti per la privacy. Scopri di più!
Il 31 marzo il Garante della privacy aveva bloccato l’accesso a ChatGPT da parte degli utenti italiani perché il programma non rispettava alcuni requisiti in materia di privacy e protezione dei minori. Poco tempo dopo, il Garante ha inoltrato delle richieste specifiche a OpenAI, l’azienda produttrice di ChatGPT, che ha iniziato ad adeguarsi e ha presentato le soluzioni che implementerà entro settembre. Per questo motivo, a fine aprile ChatGPT è tornato a essere disponibile, con alcune novità provvisorie, in attesa delle soluzioni definitive.
In questo post riassumiamo cos’è successo, quali sono le richieste del Garante e cosa sta facendo e cosa farà OpenAI per soddisfare le richieste delle autorità italiane ed europee. Continua a leggere!
ChatGPT e il trattamento dei dati personali
ChatGPT è un’applicazione di chat automatizzata basata sull’intelligenza artificiale e sull’apprendimento continuo, sviluppata dall’azienda statunitense OpenAI. Questo chatbot è diventato famosissimo negli ultimi mesi perché ha raggiunto un grado di sofisticazione e qualità tale da imitare le conversazioni con un essere umano e produce testi ben scritti.
La limitazione più grande di ChatGPT, tuttavia, sta nel fatto che ripropone frasi e contenuti che pesca dall’insieme di dati con cui è addestrato, ovvero non produce niente di nuovo. Come abbiamo visto in questo articolo sui pericoli di ChatGPT, il problema è che può promuovere la disinformazione e rafforzare pregiudizi.
Inoltre, ChatGPT utilizza e salva molti dati personali, inseriti volutamente o meno dagli utenti durante le interazioni sul sito. Questo è il problema principale per il Garante della privacy, insieme al fatto che gli usi, gli scopi e le modalità del funzionamento di ChatGPT non erano comunicate chiaramente e non consentivano di limitare l’utilizzo da parte dei minori.
ChatGPT può promuovere la disinformazione e salva molti dati personali degli utenti.
Il blocco di ChatGPT e le richieste del Garante
Per questi motivi, a fine marzo 2023 il Garante della privacy aveva disposto il blocco di ChatGPT sul territorio italiano e ha presentato una serie di richieste che l’azienda OpenAI deve soddisfare entro alcuni mesi, altrimenti non potrà continuare a operare in Italia e dovrà pagare una multa di circa 20 milioni di dollari o del 4% del fatturato annuale.
Ecco le richieste del Garante:
- Trasparenza. Il Garante ha richiesto che l’azienda comunichi in modo più chiaro come funziona ChatGPT e come e perché vengono raccolti i dati personali.
- Esercizio dei diritti sui dati. OpenAI deve fornire agli utenti degli strumenti semplici ed efficaci per controllare i propri dati personali.
- Base giuridica. OpenAI deve cambiare la base legale del trattamento dei dati. Quella attuale è “adempimento contrattuale” e non è accettabile perché deresponsabilizza l’azienda e permette ogni tipo di uso. La nuova dovrà essere tramite consenso del titolare dei dati e per interesse legittimo dell’azienda.
- Protezione dei minori. ChatGPT dovrà integrare un metodo per verificare l’età degli utenti e impedire l’uso da parte dei minori di 13 anni e dei minori di 18 anni senza il consenso dei genitori.
- Campagna di comunicazione. Data la portata di ChatGPT, il Garante vuole che OpenAI organizzi una campagna di informazione massiccia su ChatGPT, sui sistemi conversazionali basati sull’intelligenza artificiale e su tutti gli aspetti importanti di questa rivoluzione tecnologica, in primis quelli legali ed etici.
Si tratta di un intervento forte, con cui l’autorità italiana ha imposto delle condizioni ben precise alla multinazionale che produce ChatGPT e di cui si beneficeranno anche altri paesi, dato che ChatGPT aveva destato preoccupazioni in tutto il mondo per le implicazioni sulla privacy.
OpenAI ha introdotto la modalità anonima, un’informativa sulla privacy migliorata e un primo controllo sull’età, in attesa delle soluzioni definitive.
La reazione di OpenAI e le prime novità di ChatGPT
L’azienda statunitense, che non ha una sede in Italia ma ha un rappresentante legale in Europa, ha preso subito provvedimenti e ha introdotto una serie di importanti modifiche, alcune definitive, altre provvisorie, per soddisfare al meglio le richieste del Garante in attesa di sviluppare le soluzioni tecnologiche finali.
Ecco quali sono le novità di ChatGPT a fine aprile 2023:
- Modalità anonima. Gli utenti possono utilizzare ChatGPT disattivando la cronologia della chat e l’archiviazione di dati personali.
- Informativa sulla privacy. OpenAI ha pubblicato un’informativa ben visibile e chiara sul trattamento dei dati personali e sugli strumenti che gli utenti possono utilizzare per controllarli ed esercitare i propri diritti, tra cui la rimozione dei propri dati dai sistemi di OpenAI.
In particolare, gli utenti potranno compilare un modulo per opporsi all’utilizzo dei propri dati per l’addestramento dell’algoritmo di ChatGPT.
- Primo controllo dell’età. In attesa di una soluzione più completa ed efficace, che dovrà essere implementata entro settembre 2023, OpenAI ha integrato una barriera di controllo dell’età all’accesso. L’obiettivo finale è che i minori di 13 anni non possano utilizzare ChatGPT e chi ha dai 13 ai 18 anni possa farlo solo dimostrando di avere il consenso dei genitori.
- Cambia la base giuridica. Le nuove norme sulla privacy di ChatGPT indicano chiaramente che il motivo della raccolta dei dati personali non è più l’adempimento contrattuale (con cui si lasciava intendere che l’uso del programma fosse condizionato dalla cessione dei dati), ma l’ottenimento del consenso esplicito da parte dell’utente e l’interesse legittimo dell’azienda.
Come abbiamo visto, ChatGPT torna a essere disponibile in Italia e inizia ad adeguarsi alle richieste del Garante della privacy e di altre istituzioni dei paesi europei. In questo modo, OpenAI ha iniziato a risolvere i problemi principali di ChatGPT ovvero quelli legati alla privacy e alla sicurezza degli utenti.
Resta da vedere cosa farà, invece, per migliorare il rapporto con la disinformazione: ChatGPT si basa su una raccolta molto grande di pagine web, tra cui ci sono documenti con notizie false e pregiudizi.
Inoltre, l’algoritmo combina i dati con cui viene addestrato e a volte produce frasi che non si basano su testi realmente esistenti. Ma soprattutto, ChatGPT non ha un sistema efficace di controllo delle fonti, per cui può promuovere la diffusione di fake news e diffamazione.
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