Il DSA e il DMA interessano le aziende più influenti e tutelano le persone e la libera concorrenza.
Vi ricordate la colossale multa imposta a Google dall’Antitrust europea nel 2017 per il servizio di shopping comparativo (la pagina di Shopping di Ricerca Google)? E lo scandalo di Cambridge Analytica e Facebook? Con l’entrata in vigore del DSA, Digital Services Act, e del DMA, Digital Markets Act, questo tipo di incidenti non dovrebbero più essere possibili.
Il Parlamento europeo si è finalmente messo d’accordo e ha approvato due leggi presentate per la prima volta nel 2020 con l’obiettivo generale di limitare lo strapotere delle grandi piattaforme online e obbligarle a prendersi più responsabilità nei confronti degli utenti e dei competitor.
Il problema che si vuole risolvere con le varie disposizioni di queste due normative è questo: alcune aziende hanno così tanti utenti/clienti e occupano una posizione talmente influente nel mercato da costituire un rischio per la società, da vari punti di vista.
Ad esempio, su una piattaforma catalogata come VLOP (very large online platform, ovvero una piattaforma online molto grande) una fake news può diffondersi e contaminare le opinioni di milioni di persone; oppure, su un marketplace come Amazon, le offerte e i servizi della stessa Amazon possono essere avvantaggiati rispetto a quelli di altri venditori o marketplace più piccoli.
Il DSA protegge gli utenti online, mentre il DMA limita il potere dei gatekeeper nel mercato.
Cosa dice il DSA
Il Digital Services Act si applica a tutte le aziende che operano online, ma è incentrata su quelle molto grandi, la cui base utenti supera il 10% dei 450 milioni di cittadini dell’UE. L’obiettivo generale è migliorare la qualità e la trasparenza delle piattaforme online, e in particolare:
- Impedire la diffusione di contenuti illeciti, che incitano all’odio, fake news e così via.
- Impedire la vendita di prodotti illegali tramite controlli indipendenti e interni sui venditori e sui partner.
- Comunicare apertamente il funzionamento dei propri algoritmi per la raccomandazione di contenuti e per la moderazione.
- Impedire l’utilizzo di tecniche di pubblicità ingannevole come i dark pattern.
- Limitare al massimo la profilazione degli utenti e impedire che venga utilizzata senza il consenso esplicito della persona.
L’impatto più grosso del DSA dovremmo vederlo a livello dei contenuti pubblicati online sui grandi social network come Facebook e Instagram. L’idea è proteggere gli utenti da contenuti ingannevoli, falsi o pericolosi, soprattutto per quanto riguarda le categorie più a rischio come i minori.
Cosa cambia con il DMA
Lo scopo principale del Digital Markets Act è limitare la posizione dominante delle grandi aziende nei mercati in cui operano, dato che in certi casi diventano dei veri e propri monopoli o oligopoli.
Queste aziende vengono definite gatekeeper, perché controllano l’accesso al mercato e la concorrenza. Da un punto di vista quantitativo, i gatekeeper sono le aziende che hanno più di 45 milioni di utenti mensili, più di 7,5 miliardi di fatturato annuo e che godono di una posizione consolidata nel mercato.
Concretamente, il DMA obbliga i gatekeeper a:
- Consentire a terze parti di interagire con i propri servizi e software.
- Consentire agli utenti business di accedere ai propri dati generati tramite le vendite sulla propria piattaforma.
- Non agevolare i propri prodotti o servizi rispetto a quelli della concorrenza.
- Consentire agli utenti di disinstallare facilmente i software.
- Consentire agli utenti di eliminare e migrare facilmente tutti i propri dati.
- Non utilizzare la pubblicità mirata senza il consenso esplicito delle persone.
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Entrata in vigore e multe
Il DSA e il DMA entreranno in vigore nei prossimi mesi e verranno applicati dopo un periodo di tolleranza variabile di qualche mese, durante il quale VLOP e gatekeeper dovranno rispettare tutte le nuove norme.
Le multe possono arrivare fino a un 10% del fatturato annuo, ma la cosa più interessante è che verranno predisposti dei controlli indipendenti e interni per applicare efficacemente tutte le nuove misure.
“Ciò che è illegale offline deve esserlo anche online”
Associazioni GSMA ed Etno
Le reazioni del mercato
Ovviamente le Big Tech non l’hanno presa bene, perché temono che le nuove disposizioni possano limitare o complicare eccessivamente il loro modello di business e le loro operazioni quotidiane. Inoltre, sono stati sollevati dubbi legittimi sulla limitazione della libertà d’espressione che potrebbe derivare dalla lotta contro i contenuti illegali.
Il resto del mercato, invece, applaude le nuove leggi e l’efficienza della macchina legislativa europea (che già con il GDPR aveva dimostrato di tutelare il cittadino più di qualsiasi altro paese del mondo). In particolare, sono contente le associazioni del settore comunicazione, GSMA ed Etno, che hanno brillantemente riassunto il principio alla base delle nuove leggi: “ciò che è illegale offline deve esserlo anche online”.
Per troppi anni le Big Tech hanno approfittato di vuoti legali e delle difficoltà giuridiche tipiche del mondo online globalizzato. Ora è tempo che si assumano le proprie responsabilità nei confronti degli utenti finali e delle altre aziende che, essendo arrivate dopo, non possono competere contro questi giganti.
Infine, come esperti di cybersecurity, ci auguriamo che l’aumento di controlli e trasparenza contribuisca anche a rendere più sicuro l’ecosistema online delle grandi piattaforme. Mentre aspettiamo di vedere le prime conseguenze pratiche dell’applicazione di DSA e DMA, ti invitiamo a seguire il nostro blog e installare il nostro antivirus per proteggere i tuoi dispositivi e i tuoi dati personali.
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Buona navigazione e buon utilizzo delle grandi piattaforme online!