Solo il 48% della popolazione è attiva sui social, lo rivela il nuovo report Eurostat. Scopri altri dati interessanti e i motivi.
A proposito dei social network, Umberto Eco diceva che era “l’invasione degli imbecilli”. Probabilmente, sarebbe stato felice di leggere i risultati dell’Eurostat regional yearbook 2021, in cui l’Italia si è classificata ultima in Europa: solo il 48% degli italiani è attivo sui social network.
Interpretare questo dato in modo positivo o negativo è una questione personale e dipende dall’opinione che abbiamo di ciascun social media. Tuttavia, questo indice così basso non sembra dipendere (solo) da una posizione critica nei confronti dei social, ma da altri dati demografici del nostro paese.
Sì, perché l’Italia è anche il paese europeo con la maggiore proporzione di popolazione anziana e ha moltissime aree rurali in cui non è disponibile l’accesso a Internet (in Francia sono ancora di più). Da questo punto di vista, dobbiamo sperare che il piano per il digitale del governo dia i suoi frutti.
Ma è davvero tutto qui? E se ci fosse qualche altro motivo per cui molte persone non si interessano o diffidano dei social media? C’entra qualcosa la sicurezza informatica? Diamo un’occhiata più da vicino.
L’Italia è all’ultimo posto in Europa per utilizzo di social network, e-commerce e home banking.
I risultati della ricerca Eurostat
Chi vuole scaricare la versione completa del report (in inglese) può utilizzare il primo link di questo post. A chi invece si accontenta di un riepilogo succinto, segnaliamo questi dati:
- Il 48% degli italiani è attivo sui social.
- Le nazioni più attive sono Islanda, Norvegia e Danimarca.
- L’87% dei giovani usa i social network.
- Delle persone di età compresa tra 65 e 74 anni, solo il 22% ha un account social.
- L’Italia occupa una posizione bassa anche nelle classifiche di utilizzo di e-commerce e online banking.
Quest’ultimo dato ci sembra molto significativo, perché mostra una tendenza generale a utilizzare Internet meno che negli altri paesi. In particolare, le attività online meno utilizzate sono quelle che richiedono una certa fiducia nella sicurezza e nella protezione dei dati online, ovvero acquisti e gestione finanziaria.
Già da qui, si comincia a delineare una possibile spiegazione complementare a quelle offerte poco sopra: gli italiani utilizzano poco i social (e altre piattaforme online) anche perché non si fidano molto di come vengono trattati i loro dati personali e hanno paura di hacker e cyberattacchi.
Facciamo bene ad avere paura dei social? Quali sono i pericoli reali dal punto di vista della sicurezza informatica? Ne abbiamo evidenziati tre.
Rischi per la sicurezza sui social
Ecco quali sono i principali rischi per la cybersicurezza a cui si espone chi utilizza i social network:
- Attacchi di phishing. Sui social le interazioni con persone sconosciute sono frequenti e rapide, così come i tempi di reazione. Per questo motivo, i cybercriminali hanno inventato molte truffe basate sui social media e quasi tutte iniziano con un messaggio proveniente da uno sconosciuto. A volte si tratta di una richiesta di amicizia “romantica” o piccante, magari con un link pericoloso, altre volte vengono utilizzati messaggi fraudolenti o vengono direttamente allegati file infetti.
- Social engineering. Sui social condividiamo molte informazioni con i nostri contatti e a volte anche con il pubblico generale. Tutti questi dati, dalla nostra data di nascita al codice QR del green pass, possono essere utilizzati per risalire ai dati di login degli altri nostri account. Questo è possibile perché il modo in cui usiamo le password è ancora molto rudimentale e pericoloso; in particolare, molte persone riutilizzano le stesse credenziali per più account.
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- Cyberbullismo. I social network, soprattutto quelli più recenti come TikTok o Twitch, sono uno dei canali privilegiati per le molestie online, perché l’esposizione sociale è altissima. Basta scrivere un messaggio sulla bacheca di una persona affinché venga letto da tutti i suoi contatti. Purtroppo, il cyberbullismo è in aumento e anche se le famiglie si stanno sensibilizzando su questo fenomeno, le statistiche sulle vittime e sulle conseguenze sono ancora molto negative.
A queste tre grandi categorie, vogliamo aggiungere un problema che non rientra direttamente nella sicurezza informatica, ma che riteniamo doveroso citare in questo post: la dipendenza da social. I social network sono studiati in modo da creare risposte positive a livello psicologico e neurologico nelle persone. Per farlo, sfruttano meccanismi basilari del nostro organismo e del nostro modo di interagire in società.
Una delle conseguenze, ad esempio, è la creazione di un ambiente fatto di conversazioni polemiche e dal tono offensivo, come ha dichiarato anche una ex dipendente di Facebook: “alimenta di proposito l’odio online”.
Le reti sociali devono insistere sulla cybersicurezza e sulla trasparenza.
Conclusioni
L’Italia è un paese ricco di diversità e lo dimostra anche nell’utilizzo di Internet. Al di là delle connotazioni culturali, la scarsa penetrazione dei social in Italia è dovuta all’età media della popolazione, alla mancanza di accesso a Internet nelle aree rurali e alla diffidenza verso la sicurezza dei canali digitali.
Per risolvere questi problemi, insieme a quelli di natura etica, le reti sociali devono insistere sulla cybersicurezza e sulla trasparenza, i due grandi pilastri dell’adozione delle nuove tecnologie. Per quanto riguarda gli utenti finali, il modo migliore per essere sicuri online è fare moltissima attenzione, utilizzare le funzionalità di sicurezza dei social (come l’autenticazione a due fattori) e installare un buon antivirus.
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