Lo rivela un’indagine della Corte dei Conti sul piano che deve portare il digitale nelle zone bianche e bianchissime.

Nel 2023, la Corte dei Conti ha condotto uno studio sui progressi della Strategia per la Banda Ultralarga, il progetto che deve portare internet nelle case di tutti gli italiani e in tutte le imprese delle zone rurali e non connesse. Il risultato è che in 8 anni sono state connesse 3,8 milioni di case, ovvero meno della metà.

In questo post vediamo perché ci sono zone senza internet, cosa fa lo Stato al riguardo, quali sono le difficoltà e perché è importante connettere tutto il territorio. Buona lettura!


Liguria, Sardegna e Val d’Aosta sono le regioni in cui la connessione a internet fa più fatica a penetrare.


La strategia pubblica per portare internet in tutta Italia

Nel 2003, lo Stato ha fondato l’impresa pubblica Infratel con la missione di portare internet anche in tutte quelle aree in cui non c’è una connessione a banda larga veloce (chiamate zone bianche) e quelle in cui non esiste proprio nessun tipo di connessione (le cosiddette zone bianchissime).

Si tratta di zone rurali, mal comunicate, con una bassissima densità demografica, per cui non sono interessanti per le grandi compagnie telefoniche. Dove non arrivano loro, deve arrivare lo Stato.

Nel 2015, il governo e Infratel hanno lanciato la Strategia per la Banda Ultralarga, con l’obiettivo di portare internet in queste zone con due tecnologie, la FTTH, Fiber to home, ovvero la fibra che arriva fino alla porta di casa, laddove possibile, e la FWA, Fixed Wireless Access, l’accesso continuo wireless tramite un ponte radio che porta il segnale laddove non possono arrivare le fibre ottiche, ad esempio in comunità montane, isole o altre zone di difficile accesso.

A distanza di 8 anni, secondo il report della Corte dei Conti, sono state raggiunte 3,8 milioni di case, ovvero meno della metà. Ecco alcune delle difficoltà:

  • Cambiamenti nella direzione a livello politico
  • Ritardi dovuti alla pandemia
  • Ritardi dovuti alla burocrazia locale
  • Complicazioni a causa della geografia del territorio

Nonostante una parte di questi problemi non dipenda dall’azienda che si era aggiudicata tutti gli appalti, Open Fiber, l’azienda pubblica incaricata della gestione non ha concesso proroghe e ha sanzionato Open Fiber con un multa molto salata.

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Quali sono le zone bianche e bianchissime d’Italia

Le zone offline sono quelle a cui è più difficile accedere, ad esempio i comuni di montagna, le isole piccole o altri paesini lontani dalle principali vie di comunicazione. Come abbiamo accennato, queste zone sono offline perché le grandi compagnie non le vedono come un buon investimento e non hanno mai fatto niente per portare la connessione fino a questi luoghi.

Queste zone vengono dette bianche e bianchissime per via del colore con cui appaiono nelle mappe che mostrano la densità e la velocità delle connessioni a internet sul territorio nazionale.

Nonostante i problemi a livello di organizzazione e progettazione, molti dei ritardi sono anche dovuti al fatto che questi comuni hanno organizzazioni politiche e amministrative lente, in cui la burocrazia rappresenta un ostacolo enorme per qualsiasi innovazione.

Nel grafico qui sotto, potete vedere i progressi dell’installazione della tecnologia FTTH nelle diverse regioni italiane:

Fonte: grafico creato da Il Post e basato sui dati pubblicati dalla Corte dei Conti (vedi link nel paragrafo precedente)
Fonte: grafico creato da Il Post e basato sui dati pubblicati dalla Corte dei Conti (vedi link nel paragrafo precedente)

Perché portare internet in montagna o nelle isolette

Innanzitutto, l’accesso al digitale e a internet come mezzo di comunicazione e informazione è un diritto dei cittadini, per cui è normale che lo Stato si impegni a estendere la copertura anche laddove le grandi compagnie telefoniche hanno gettato la spugna (o non avevano neanche raccolto la sfida).

Ma c’è di più: a livello economico, la digitalizzazione delle zone rurali significa mantenerle vive. Le piccole aziende legate al territorio hanno già una vita difficile, ma senza i vantaggi di internet rischiano di morire.

Pensate a una piccola azienda agricola di montagna che produce prodotti bio e vende solo nei mercati locali o a qualche fornitore di supermercati di piccole dimensioni. Con internet, questa azienda potrebbe aprire un e-commerce e vendere ceste di prodotti bio, farsi una clientela diretta, comunicare con i clienti, trovare nuove opportunità di crescita (e quindi dare anche lavoro ad altre persone), insomma una lunga serie di vantaggi che strettamente legati a una connessione a internet stabile.

Se le aziende chiudono e i giovani non hanno accesso a internet, le zone rurali rischiano di essere abbandonate. Portare internet nei piccoli comuni consente alle persone di andare ad abitare in questi luoghi, fare impresa e prosperare.

Questo ha anche un effetto positivo sulla distribuzione della ricchezza e sul settore immobiliare, perché consente a migliaia di persone che lavorano da remoto di iniziare una vita e lontano dalle grandi città, che fanno già fatica ad accogliere altre persone.


Infratel e il Governo non hanno lanciato nessun programma di educazione alla sicurezza informatica, lasciando questo compito in mano ai singoli comuni.


E la sicurezza informatica?

Questo è un problema abbastanza importante e, come spesso accade, sottovalutato. Sono stati stanziati molti fondi per portare internet nei piccoli comuni isolati, ma nessuno ha pensato ad accompagnare questa strategia con delle formazioni che insegnino alle persone – soprattutto agli anziani – a utilizzare internet e il digitale in modo sicuro e redditizio.

Dare internet in mano a chi non l’ha mai avuto e farlo di colpo, nel 2024, sarebbe come dare un coltello affilato in mano a un bambino. Molte di queste persone non sanno cosa sia un messaggio di phishing, un ransomware o come si usa l’autenticazione a 2 fattori, perché non hanno mai avuto né il bisogno né l’opportunità di impararlo.

Insomma, questi milioni di famiglie offline non sono pronte per usare un‘app di ebanking o fare acquisti online; devono prima ricevere una formazione che copra quantomeno i seguenti aspetti di sicurezza.

Aspetti di sicurezza

  • Uso di antivirus e sistemi di sicurezza informatica di base
  • Le minacce informatiche di oggi
  • Principali sistemi di difesa su internet
  • Buone abitudini di sicurezza informatica
  • Come riconoscere le truffe online
  • Uso sicuro dei dispositivi
  • Controllo dell’attività online dei bambini con strumenti di parental control
  • Buone abitudini di uso dell’hardware

Questi sono solo gli aspetti più importanti e generali, che a loro volta andrebbero personalizzati in base a ciascun caso. Ad esempio, una comunità composta prevalentemente da anziani dovrebbe ricevere una formazione di base sull’uso sicuro dei dispositivi digitali, mentre un gruppo di persone che vuole avviare una cooperativa agricola dovrebbe concentrarsi sulle pratiche di sicurezza dei dati e difesa dal ransomware.

In conclusione, portare internet in tutte le case degli italiani è una missione più complessa e ampia di quanto sembri (a cominciare dal numero di famiglie offline) e questo richiede un maggiore controllo da parte dello stato sui piani di attuazione e una strategia parallela di formazione delle persone, per aiutarle a gestire le nuove tecnologie in modo sicuro e utilizzarle per creare nuove attività locali.

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Buona navigazione e buona connessione a internet a 2000 metri sul livello del mare!