Scopri perché sembra che il telefono ti ascolti e come proteggere i tuoi dati. Leggi 5 consigli pratici per migliorare la tua privacy online e sullo smartphone.

Molte persone hanno paura che lo smartphone le ascolti, estraendo dati dalle conversioni e utilizzandoli per la pubblicità e altri scopi commerciali. Quanto c’è di vero?

Ben poco. In realtà, i telefoni non ci ascoltano e le Big Tech non ci spiano, semplicemente perché non ne hanno bisogno: siamo noi stessi a condividere molte informazioni con loro.

E allora perché abbiamo spesso questa sensazione che qualcuno ascolti quello che diciamo al telefono? C’entrano un meccanismo psicologico chiamato “attenzione selettiva” e la pubblicità personalizzata.

In questo articolo vediamo perché non è vero che i telefoni ci ascoltano, perché abbiamo questa impressione e 5 consigli per proteggere la nostra privacy dalle minacce reali sullo smartphone. Buona lettura!

I telefoni ci ascoltano?

No, gli smartphone non ci ascoltano: i produttori dei telefoni e le aziende delle app che usiamo non registrano le nostre conversazioni e non ci ascoltano a nostra insaputa.

Questo falso mito è talmente diffuso che la comunità scientifica e tecnologica ha dedicato vari studi all’argomento, e tutti concordano su una cosa: non c’è nessuna prova del fatto che i telefoni ci ascoltino.

Uno studio interessante è quello condotto da Wandera, che ha lasciato dei telefoni in una stanza esponendoli a messaggi audio. In una seconda fase, inoltre, ha avviato varie app a cui ha dato tutte le autorizzazioni di accesso possibili e ha monitorato il traffico di dati in uscita per vedere se le app stessero inviando informazioni a un server remoto.

Il risultato è chiarissimo: le app e il sistema operativo non registrano le conversazioni e non inviano dati a server che le usano per scopi illeciti. Per cui possiamo concludere che si tratta di una leggenda metropolitana e che il tuo smartphone non ti ascolta.


Sembra che i telefoni ci ascoltino, ma in realtà è colpa dell’attenzione selettiva e della pubblicità personalizzata.


Perché ci sembra che i telefoni ci ascoltino

Perché così tante persone hanno la sensazione che il telefono le spii? I motivi principali sono due: la pubblicità personalizzata e l’attenzione selettiva.

Pubblicità personalizzata

Sarà capitato anche a te: un giorno stai parlando con un amico di un prodotto che vorresti comprare, ad esempio di un paio di scarpe o di un telefono nuovo, e il giorno dopo mentre scrolli il feed di Instagram o navighi sul web ti appaiono annunci di questi prodotti.

Magari avrai pensato “guarda che coincidenza!” e avrai avuto la sensazione che il telefono ti spiasse. In realtà non è così: il telefono non spia quello che dici al microfono, ma gli inserzionisti pubblicitari e i siti raccolgono tutte le informazioni che possono su di te per capire cosa ti piace e cosa ti interessa in ogni momento.

Si chiama pubblicità personalizzata e la usano un po’ tutti, da Google a Facebook, chi in modo più trasparente, chi meno. Il punto, però, è che il regolamento europeo GDPR protegge gli utenti dalla profilazione e dalla raccolta di dati senza il consenso esplicito, per cui se un’azienda ha dei dati su di te, direttamente o indirettamente glieli hai concessi tu.

Attenzione selettiva

È un meccanismo psicologico ben conosciuto e ampiamente studiato. Un esempio tipico è quando acquistiamo un’auto e all’improvviso abbiamo la sensazione che intorno a noi sia pieno di macchine della stessa marca e colore.

La mente umana ha la tendenza a concentrarsi sugli stimoli rilevanti, amplificandoli e ignorando il resto (probabilmente questa strategia rappresentava un vantaggio evolutivo migliaia di anni fa).

Per lo stesso motivo, se hai appena parlato di scarpe da ginnastica e poi vedi un annuncio di scarpe online, non è detto che non ce ne siano altri o che il telefono ti ascolti: semplicemente, il tuo cervello dà la priorità a ciò che ti interessa, per cui noti l’annuncio di scarpe e non quello di assicurazioni sulla vita.

L’effetto dell’attenzione selettiva è ulteriormente amplificato dalla pubblicità personalizzata, per cui effettivamente ricevi annunci in linea con i tuoi interessi attuali, che corrispondono anche alle tue priorità del momento.

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Come fanno le aziende a raccogliere dati su di noi?

Ma allora, se i telefoni non ci ascoltano, come fanno le aziende ad avere così tante informazioni su di noi? Ci sono vari metodi più o meno legali, che vale la pena conoscere per capire come regolare le impostazioni di app e dispositivi:

  • Cookie e tracciamento della navigazione

    I siti e le reti pubblicitarie come Google e Facebook utilizzano i cookie e altri strumenti integrati nel browser per monitorare quello che fai online. Questo è il motivo per cui ogni volta che apri un nuovo sito ti viene mostrato il pop-up sul consenso ai cookie, in modo che tu possa decidere quali autorizzare. Effettivamente, alcuni sono utili per migliorare la tua esperienza di utilizzo e la navigazione, ma la maggior parte serve solo a raccogliere informazioni che le aziende useranno in altri modi.

  • Login SSO

    Il Single Sign On è un metodo molto comodo per accedere a siti, app e servizi online senza dover creare decine di credenziali. È quella tecnologia che ti consente di accedere direttamente utilizzando un account come Google, Facebook o di un’altra grande azienda, tramite il pulsante Accedi con. Il lato negativo è che il sito di e-commerce, ad esempio, su cui accedi con SSO ottiene tutte le informazioni contenute nel tuo account, che poi userà come meglio crede.

  • Meta pixel

    Questa è una delle tecnologie più controverse e meno regolate, nonostante sia invasiva al pari dei cookie di terze parti. Molte pagine web aggiungono un pixel sul sito che contiene stringhe di codice informatico. Queste stringhe, di solito nel linguaggio JavaScript, raccolgono informazioni sull’uso del sito e le inviano a un server remoto, dove vengono elaborate e analizzate.

  • Tracciamento GPS

    Molti non lo sanno, ma la posizione geografica è considerata un dato personale alla stregua del nome e del colore dei capelli. Questo perché può essere usata per identificare, localizzare e anche sfruttare una persona, ad esempio inviando pubblicità di negozi o servizi vicino a dove si trova.

Questi sono i metodi principali utilizzati dalle aziende per raccogliere “legalmente” dati sugli utenti, capire chi sono, quali sono i loro gusti e così via. È grazie a queste informazioni, spesso raccolte tramite le attività online che svolgiamo sullo smartphone, che sembra il telefono ci ascolti.


Le Big Tech non hanno bisogno di spiarci a nostra insaputa, siamo noi stessi a condividere i nostri dati con loro.


5 consigli per proteggere i dati e la privacy

Arrivati a questo punto, è chiaro che non è il sistema operativo del telefono o un’app in particolare che ci ascolta (a meno che tu non abbia uno spyware sul telefono), ma siamo noi a condividere più o meno volontariamente informazioni personali.

Vediamo 5 consigli pratici per proteggere la privacy sul telefono

  1. Controlla le autorizzazioni delle app e impostale in base alle necessità reali. Se le autorizzazioni richieste da un’app ti sembrano eccessive, valuta la possibilità di scaricarne un’altra simile o che, addirittura, si tratti di un’app fraudolenta.
  2. Usa il Single Sign On il meno possibile, per non condividere i tuoi dati con altre aziende.
  3. Non consentire tutti i cookie quando ti appare il pop-up del consenso, ma solo quelli strettamente necessari (a volte chiamati operativi o funzionali).
  4. Usa estensioni per il browser per “monitorare il monitoraggio”, ovvero per vedere chi ti controlla e come. Ad esempio, puoi provare le estensioni Privacy Badger e Meta Pixel Helper.
  5. Scarica un buon antivirus, per proteggere i tuoi dati da spyware e altre minacce online.

Gestire la privacy online è tedioso ma necessario. Oggi più che mai vale il detto “se non paghi per il prodotto, significa che il prodotto sei tu”, di fatto molte grandi aziende come Google non possono utilizzare parole come “gratis” o “gratuito” nelle loro offerte, perché in realtà ci offrono servizi e funzionalità in cambio dei nostri dati.

In questo post abbiamo visto che i telefoni non ci ascoltano, e che se abbiamo questa impressione è soprattutto a causa della pubblicità personalizzata e di un meccanismo psicologico chiamato attenzione selettiva. In compenso, abbiamo visto che le aziende online hanno molti modi e strumenti per raccogliere dati su di noi, così abbiamo concluso con alcuni semplici consigli per gestire queste informazioni e proteggere la nostra privacy digitale.

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Buona navigazione e buon utilizzo sicuro dello smartphone!