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Generazioni a confronto: chi è più vulnerabile online?

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Non sono i Boomer, ma i Millennial e la Gen Z! Scopri perché sono meno attenti alla sicurezza e quali errori fanno, con dati, analisi e 5 consigli per proteggerti.

Intuitivamente, verrebbe da dire che le generazioni digitali native siano anche quelle più sicure, eppure non è così. Recenti studi svelano una realtà sorprendente: i Boomer e la Gen X sono meno esposti e vulnerabili rispetto a Millennial e Gen Z.

C’entrano la percezione dei rischi, la fiducia nei confronti del digitale e l’importanza che si dà alla privacy e alla sicurezza online.

In questo post mettiamo le generazioni a confronto: Boomer, Gen X, Millennial e Gen Z, chi è più sicuro online? Come si proteggono e perché alcuni sono più vulnerabili? Scopriamolo insieme!

Il 52% della Gen Z e il 45% dei Millennial usano ancora nomi di animali domestici o familiari nelle proprie password, rendendole vulnerabili.

Ripasso veloce: chi sono le generazioni a confronto

Prima di addentrarci nell’argomento del nostro post, ripassiamo rapidamente quali sono le generazioni culturali.

In demografia, una generazione è un insieme di persone che è vissuto nello stesso periodo ed è stato esposto a eventi che l’hanno caratterizzato.

A partire dalla fine del XIX secolo, ogni generazione ha ricevuto un nome legato alle proprie esperienze culturali condivise:

Fonte: Wikipedia

In particolare, le persone che appartengono alla Generazione Y e quelle successive sono considerate native digitali, perché sono nate in una società in cui gli strumenti digitali erano già ampiamente diffusi, in particolare i PC e i software informatici.

Quali sono le generazioni più vulnerabili

A questo argomento sono stati dedicati molti studi recenti, tra cui una ricerca di Unipol  e il report Oh, Behave! dell’organizzazione CYBSAFE.

Al contrario di quello che molte persone potrebbero pensare, da queste ricerche è emerso che i Boomer sono più consapevoli, sicuri e proattivi a livello di cybersecurity, rispetto a Gen Z e Millennial.

Vediamo alcuni dati interessanti:

Cosa significano esattamente questi dati? Vediamo di contestualizzarli e interpretarli.

Generazioni a confronto sulla sicurezza digitale

La prima cosa da notare è che i Boomer prendono più sul serio la sicurezza digitale rispetto ai più giovani: non solo temono di più di subire attacchi informatici o truffe online, ma hanno anche comportamenti più sicuri. Ad esempio, l’uso regolare dell’autenticazione multifattoriale e in 2 passaggi è molto più diffuso tra le generazioni più adulte che tra i giovani.

Questo significa che i più giovani sono anche i più esposti alle minacce informatiche e i più vulnerabili a causa del loro comportamento. Secondo lo studio di Unipol, Gen Z e Millennial subiscono più violazioni di dati (rispettivamente 32% e 31%) rispetto a Gen X (22%) e Boomer (11%).

Inoltre, per quanto riguarda le truffe online e il phishing, la generazione più colpita è quella dei Millennial (60%), mentre sui siti di incontri è la Gen Z (27%).

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Perché Gen Z e Millennial sono più vulnerabili

Grazie ad alcuni sondaggi qualitativi e alle statistiche raccolte tramite le ricerche che abbiamo citato, possiamo tracciare un quadro delle differenze generazionali e del perché le nuove generazioni sono più esposte, vulnerabili e colpite dai cyberattacchi.

Innanzitutto, essere nativi digitali non è un vantaggio per la sicurezza informatica, anzi, spesso è un limite. I nativi digitali vivono la tecnologia come una parte integrante della propria vita e non come un’aggiunta, per cui tendono a fidarsi ciecamente e utilizzare meno misure di sicurezza.

Di fatto, questa tendenza si dimostra anche a livello di competenze e percezione del rischio: paradossalmente, Millennial e Gen Z non seguono corsi di formazione sulla sicurezza informatica, hanno meno paura delle minacce online e pensano che sia meno utile proteggersi (forse motivati anche da un certo fatalismo di fronte a così tante minacce).

I Boomer, invece, stanno più attenti ai propri dati personali, si formano di più e hanno più paura di subire un attacco cyber, che tendono a considerare come un pericolo più grave rispetto a come viene percepito dai più giovani.

Un altro problema è la quantità di tempo trascorsa online: ovviamente, i più giovani sono più esposti anche perché passano molto più tempo davanti a computer e smartphone, ma anche perché hanno integrato il digitale in tutti gli aspetti della propria vita, dal lavoro fino alle relazioni sentimentali.

Di conseguenza, Gen Z e Millennial hanno una rispetto a Gen X e Boomer, che invece limitano le attività digitali e la condivisione di informazioni, specialmente sui social.

A livello di minacce percepite, invece, non ci sono grandi differenze statistiche: tutti percepiscono il pericolo di fenomeni come gli attacchi informatici, il malware, il phishing e il cyberbullismo.

L’unica vera differenza tra le diverse generazioni è l’atteggiamento nei confronti della privacy e delle violazioni dei dati. Le generazioni più giovani sembrano arrese al fatto che i propri dati siano ovunque online, per cui ne condividono di più, li proteggono meno e soprattutto li usano quotidianamente nelle loro interazioni con le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale.

Il 44% della Gen Z e il 40% dei Millennial non si sente un bersaglio per i cybercriminali, mentre il 63% dei Boomer si considera a rischio.

5 consigli per proteggersi meglio

Ora che abbiamo messo le diverse generazioni a confronto e abbiamo visto che i più giovani sono quelli che si proteggono meno e peggio, vogliamo condividere alcuni consigli di sicurezza mirati, per correggere proprio questi comportamenti e l’eccesso di sicurezza percepita da Gen Z e Millennial:

1. Internet non è un luogo sicuro

È necessario utilizzare tutti gli strumenti di cybersecurity possibili, in particolare antivirus, VPN e password manager.

2. Le password sono ancora oggi il problemi più grande

Mai riutilizzarle e mai includere dati personali. Una password deve essere unica, complessa e composta da una combinazione casuale di lettere, numeri e simboli.

3. Condividere meno, soprattutto sui social

I dati personali possono essere usati per personalizzare messaggi di phishing o direttamente per furti di identità, nonché per provare a risalire a quelle password deboli di cui parlavamo poco sopra.

4. La formazione è importante

Così come quando si inizia a sciare o a imparare una nuova lingua, è meglio affidarsi agli esperti e seguire un corso; online se ne trovano tantissimi e molti sono anche gratuiti.

5. Aggiornare dispositivi e sistemi

Gen Z e Millennial pensano che i loro dispositivi e i programmi siano automaticamente sicuri, ma non è così. È necessario aggiornare regolarmente (meglio se automaticamente) tutti i programmi e i sistemi operativi, per essere sempre protetti dalle nuove minacce.

A volte basta poco per cambiare le nostre abitudini e, in questo caso, diventare meno vulnerabili ed esposti alle minacce informatiche.

In questo articolo abbiamo visto le generazioni a confronto: Boomer, Millennial e Generazione Z. Abbiamo analizzato i risultati degli ultimi studi in materia, che ci hanno permesso di concludere che i Boomer sono più sicuri e consapevoli rispetto alle generazioni più giovani. Così, abbiamo concluso con 5 consigli semplici ma efficaci per migliorare la nostra sicurezza online, indipendentemente dal proprio anno di nascita.

E tu, come ti proteggi online? Fai molta attenzione o ti fidi al 100% dei tuoi dispositivi e programmi? Faccelo sapere nei commenti!

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Buona navigazione e buona protezione online, indipendentemente dalla generazione a cui appartieni!

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