Il futuro delle piccole e medie imprese passa per la digitalizzazione. Scopri i vantaggi e gli ostacoli di questa grande trasformazione.
Le piccole e medie imprese (PMI) sono la spina dorsale dell’economia nazionale, ma le loro dimensioni le rendono più vulnerabili ai grandi cambiamenti. La pandemia di COVID-19 ha segnato la caduta e l’ascesa di interi settori e se da un lato è vero che per un’azienda di medie dimensioni è più facile cambiare rotta, dall’altro bisogna considerare che hanno meno risorse da investire.
Una tendenza chiara è che il futuro delle PMI passerà per la digitalizzazione, ma in che modo e con quali conseguenze per i vari settori e per i consumatori? Come sarà la piccola attività digitale del 2030? E che ruolo avrà la cybersicurezza? In questo post, vediamo i 10 aspetti fondamentali del futuro digitale delle PMI. Continua a leggere!
1. Lavoro agile e da remoto
Uno dei grandi cambiamenti sperimentati durante la pandemia è stato il passaggio al lavoro da remoto, ma ora che i paesi di tutto il mondo tornano lentamente (e a singhiozzi) a una vita più normale, molte aziende stanno facendo marcia indietro. Probabilmente, in futuro assisteremo a un mix di lavoro remoto e presenziale, per sfruttare i vantaggi di entrambi e ridurne i lati negativi. Per le PMI, il discorso si complica un po’ a causa di retaggi più antichi e più ostacoli all’ibridazione del sistema lavorativo.
2. Nuovi strumenti digitali per fare impresa
Oggi, le piccole attività di tutto il mondo hanno a disposizione un’ampia gamma di servizi digitali che le aiutano a crescere e gestire vari aspetti del proprio business. Parliamo di strumenti “gratuiti” come Google My Business, Maps o AdMob, ma anche di tutte le soluzioni cloud e di software SaaS, modelli che facilitano l’implementazione di nuove tecnologie nelle PMI, che tradizionalmente non dispongono delle risorse umane ed economiche per adottare sistemi propri.
3. PMI specializzate VS giganti generalisti
Il futuro delle piccole e medie imprese risiede sempre di più nella specializzazione, soprattutto per le aziende digitali. I piccoli e-commerce non possono competere con strutture del calibro di Amazon, ma dalla loro parte hanno il vantaggio di poter contare su community delocalizzate fedeli e facili da coltivare mediante social media, strumenti di comunicazione online e tante altre soluzioni specifiche.
Per le aziende, i periodi di crisi sono momenti difficili ma offrono anche nuove opportunità.
4. Agilità e risposta al cambiamento
Nel mondo delle startup, si sente spesso dire che un’abilità fondamentale dei founder di successo è saper pivotare al momento giusto, ovvero cambiare rotta quando si rendono conto che il proprio modello di business non è quello giusto, o quando un evento esterno di grandi proporzioni impone un aggiustamento.
In realtà, questo punto è uno dei più controversi riguardo alle PMI, perché alla facilità con cui può cambiare un’azienda con una piccola struttura si contrappone la frequente mancanza di mezzi e competenze. Per questo, non è facile dire se i momenti di grande cambiamento come la pandemia agevolino più le PMI o le grandi multinazionali.
5. Barriere che rallentano la digitalizzazione
Il punto precedente ci porta direttamente a questa considerazione: quante e quali sono le caratteristiche delle PMI che ne ostacolano la trasformazione digitale? Purtroppo, la risposta è “tante” e comprende le seguenti barriere all’innovazione:
- Scarsa interoperabilità dei sistemi digitali esistenti
- Mancanza di una cultura orientata ai dati (e all’AI)
- Mancanza di competenze interne
- Incertezza sulle responsabilità giuridiche legate alla digitalizzazione
- Dubbi relativi all’impatto sulla reputazione aziendale.
Queste caratteristiche sono tipiche delle realtà di piccole e medie dimensioni, quasi sempre legate a una mentalità più restia al cambiamento e alla mancanza di fondi per investire nel cambiamento. Fortunatamente, la soluzione a molti di questi problemi c’è e passa proprio per quegli strumenti e modelli di servizio di cui abbiamo parlato prima.
6. Le crisi impongono una virata verso modelli incentrati sulla redditività
Nelle mani dei dirigenti d’impresa, la parola redditività diventa sinonimo di licenziamenti di massa o risparmio sulla qualità di materie prime e servizi acquistati ai fornitori. Per fortuna ci sono anche altre strade: gli strumenti e i processi digitali di oggi velocizzano, semplificano e rendono più produttive molte operazioni aziendali. Sul mercato si trovano sistemi di ERP scalabili e adatti anche alle PMI, ma la convenienza economica della digitalizzazione non finisce qui e interessa quasi tutte le funzioni di un’azienda, dal marketing fino all’assistenza clienti.
7. Online e digitale nel DNA
Avere il digitale e la presenza online nel proprio DNA fa la differenza. Per questo, in generale, è più semplice prosperare per un’impresa digitale nativa rispetto a una che esiste da 20 anni e deve convertire il proprio modello di business.
Questo è il caso degli e-commerce (ma non solo): ci sono aziende che avevano perso progressivamente clienti e stavano per chiudere, finché non sono migrate online e hanno scoperto di avere potenziali clienti in altri paesi. Tuttavia, molte imprese chiudono prima scoprirlo, mentre per chi fonda la propria attività nel 2021 si tratta di concetti scontati. Il vantaggio competitivo è evidente.
8. COVID-19 e nuovi comportamenti dei consumatori
La pandemia non ha solo accelerato la trasformazione digitale, ha anche mutato profondamente il comportamento del consumatore. Parliamo di modi di interagire con i brand e fare acquisti, ma anche degli interessi veri e propri delle persone. Alcuni cambiamenti sono transitori, come la riduzione di viaggi ed esperienze turistiche, altri invece sono a lungo termine, come l’aumento del consumo di intrattenimento online, ad esempio serie TV e videogiochi.
Anche in questo caso, le dimensioni ridotte delle PMI possono rivelarsi un’arma a doppio taglio. Da un lato garantiscono alle imprese più piccole l’agilità necessaria per adattarsi alle nuove tendenze del mercato e alle nuove esigenze dell’utente finale, ma dall’altro creano problemi di compliance normativa, di sostenibilità per certe linee di prodotto e infine a livello di branding vero e proprio, dato che ogni decisione ha un impatto sulla reputazione e sulla percezione dell’azienda.
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9. La cybersecurity nelle PMI
Dal punto di vista della sicurezza informatica, le piccole e medie imprese sono sicuramente svantaggiate rispetto alle realtà più grandi. Il problema di fondo è ancora la scarsa percezione del pericolo e i relativi investimenti che si rivelano insufficienti. Se entriamo più nel dettaglio, ecco cosa succede in una PMI che si trova all’incirca a metà del proprio percorso di trasformazione digitale:
- Più codice informatico, più vulnerabilità. L’adozione del digitale aumenta la superficie d’attacco delle aziende.
- Molte PMI si convertono nel target ideale dei cybercriminali: un’organizzazione vulnerabile che possiede dati di valore poco protetti.
- Le piccole aziende dipendono sempre di più dalla tecnologia, ma questa evolve così rapidamente che molti piccoli proprietari non riescono a starle dietro.
- Le minacce informatiche sono sempre più sofisticate, per cui è necessaria una gestione dei rischi più esperta. Questo è semplicemente impossibile a livello di budget nelle aziende più piccole, che finiscono per delegare quasi tutte le funzioni di sicurezza informatica. Spesso, però, vale la pena provare una soluzione scalabile gestita da un professionista interno.
- La sicurezza digitale deve fare parte dei processi e delle decisioni di business, ma poche PMI lo fanno.
- Digitalizzarsi significa anche rispettare le normative italiane ed europee in materia di sicurezza informatica, protezione dei dati personali e rispetto della privacy. Inutile dire che i problemi di compliance sono all’ordine del giorno nelle PMI, nonostante a livello mediatico facciano più scalpore i grandi data breach delle multinazionali.
Da questo punto di vista, la digitalizzazione ha un effetto paradossale sulle piccole attività. La sicurezza fisica è stata sempre maggiore nelle piccole strutture perché c’è più controllo, una minore superficie da monitorare e una conoscenza diretta dell’azienda e delle falle di sicurezza da parte di chi ci lavora.
Nel momento in cui la piccola attività approda online, invece, cambia tutto. Le vulnerabilità si moltiplicano, il controllo e il monitoraggio diventano più difficili e costosi e quasi sempre i dipendenti non hanno le competenze necessarie per gestire le operazioni di cybersecurity. Per tutti questi motivi, la sicurezza informatica è l’area dove mancano più competenze e investimenti nelle PMI in fase di digitalizzazione.
10. Le blockchain
Una menzione speciale merita la tecnologia della blockchain, indipendentemente dalle criptovalute. Ci sono sempre più ecosistemi basati sulla blockchain e molti hanno le carte in regola per rivoluzionare le attività digitali e semplificare la vita di moltissimi imprenditori e lavoratori. Tra i vantaggi ricordiamo che le blockchain possono contribuire a proteggere le informazioni sensibili, semplificare l’accesso a strumenti finanziari e capitali, migliorare la gestione della catena di distribuzione e snellire la logistica, per cui tutte le aziende digitalizzate potranno approfittarne in un modo o nell’altro.
Abbiamo visto quali sono gli aspetti più importanti della trasformazione digitale delle PMI nell’era post-COVID. Le riflessioni da fare sono tante, così come le opinioni e le conclusioni a cui possiamo giungere. A noi, preme sottolineare che si tratta di una trasformazione inevitabile e che tutte le PMI, nessuna esclusa, hanno la necessità di investire nella sicurezza dei propri sistemi informatici.
Per le aziende, i periodi di crisi sono momenti difficili ma offrono anche nuove opportunità; la differenza risiede spesso nelle competenze, strumenti e mentalità con cui si affronta il cambiamento. E tu, hai gli strumenti necessari per proteggere i tuoi dispositivi e i tuoi dati personali?
Buona navigazione e buon passaggio all’era digitale delle PMI!