Questa volta i problemi di sicurezza sono dovuti – indirettamente – a un virus vero e proprio e non uno informatico. L’epidemia di coronavirus ha obbligato l’Italia a chiudere le scuole dal 5 al 15 marzo 2020 e il ministero ha chiesto ai centri preparati di provare a utilizzare metodi di didattica online.
Ecco una situazione di emergenza che all’improvviso ci obbliga a confrontarci con la realtà: siamo pronti per l’e-learning? Come va il processo di digitalizzazione nel nostro paese? Al di là dell’accesso e delle potenzialità, gli italiani sono pronti a integrare le tecnologie digitali nelle loro vite, ad esempio nella scolarizzazione?
Secondo i dati DESI 2019, l’Italia è molto indietro rispetto al resto dell’Europa. In questo post descriviamo la situazione attuale dell’e-learning in Italia, le possibilità e le implicazioni a livello di cybersicurezza.
Che cosa vuol dire e-learning nel 2020?
L’e-learning, l’apprendimento online, è una realtà affermata e matura, e non va confusa con la semplice formazione a distanza: un programma di e-learning è molto più di un corso basato su computer o diffuso tramite CD o altri supporti digitali.
L’ e-learning si basa su tre concetti chiave:
- Interattività, coinvolgere chi apprende
- Dinamicità, adattarsi alle necessità mutevoli dello studente
- Modularità, organizzare e riorganizzare i contenuti in modo dinamico e continuo
Inoltre, una caratteristica fondamentale dei programmi di e-learning è l’utilizzo di una piattaforma di apprendimento online, chiamato learning management system (LMS). Questo tipo di piattaforma corrisponde all’ambiente della scuola fisica, in cui vengono diffusi i contenuti e in cui si incontrano virtualmente le persone che partecipano al programma.
E in Italia, come siamo messi?
Non molto bene. Oltre ai dati DESI a cui abbiamo accennato prima, per capire quale sia la situazione nel nostro paese possiamo guardare i risultati delle ricerche della AGCOM (Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni), che pubblica un rapporto annuale sullo stato di sviluppo della scuole digitale.
Diamo un’occhiata ad alcune cifre: il 47% dei docenti utilizza quotidianamente tecnologie digitali per le attività didattiche. Peccato che di questi, solo l’8,6% utilizzi un LMS. La maggior parte delle risorse digitali utilizzate dai docenti si riduce alla ricerca di informazioni online.
Per continuare con le cifre scoraggianti, solo il 20,9% cerca di far utilizzare i dispositivi digitali ai propri alunni, integrandoli nel percorso didattico.
La buona notizia è che nelle alte sfere del potere – probabilmente dopo anni di pressioni da parte del corpo docente – si sono finalmente resi conto del problema e delle necessità del nostro sistema scolastico e hanno lanciato diverse iniziative, primo fra tutte il Piano nazionale scuola digitale. Tuttavia, fa quantomeno sorridere che le informazioni sul piano – invece di essere organizzate in una pagina web o un’app – siano state raccolte in un documento di 140 pagine, che metterebbe alla prova la voglia e la disponibilità di tempo anche dei sostenitori più agguerriti.
Inoltre, con la chiusura delle scuole di questi giorni appare chiaro il grado di preparazione del sistema educativo italiano: il ministero ha solo suggerito alle scuole che ne sono in grado di iniziare un programma di e-learning per conto proprio, il che significa che a oggi in Italia non esistono una piattaforma e un programma di riferimento pronti all’uso.
In termini più generali, l’Ocse boccia l’Italia sul digitale: mancano le basi stesse di un’educazione al digitale, per cui non stupisce il fatto che queste tecnologie non siano applicate in modo integrale ai vari ambiti sociali, tra cui l’istruzione.
Le possibilità dell’e-learning
Quali sono i vantaggi che offre l’apprendimento online rispetto al modello tradizionale? Eccone alcuni:
- Adattabilità a situazioni di emergenza e necessità particolari di alunni o interi centri scolastici. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, citiamo il progetto Piccole Scuole dell’istituto Indire.
- Maggiore coinvolgimento e, allo stesso tempo, responsabilizzazione dello studente. A chi apprende viene data la libertà e quindi la responsabilità di costruire il proprio percorso di apprendimento.
- Sostenibilità a livello ambientale. La digitalizzazione di molte risorse protegge l’ambiente (ad esempio, minor consumo di carta).
- Rivoluzione del concetto di conoscenza. Il sapere è online ed è condiviso. La cultura nozionistica promossa dalla didattica tradizionale perde utilità e lascia spazio a nuove competenze, tra cui abilità trasversali, di ricerca e creative.
Piattaforme disponibili e novità dell’e-learning
Ecco alcune delle piattaforme di e-learning più utilizzate in tutto il mondo:
- G Suite for Education: recentemente Google ha sbloccato alcune funzionalità avanzate di Hangouts Meet per aiutare le scuole a gestire la didattica a distanza durante l’emergenza coronavirus.
- Microsoft 365 Education A1
- Moodle
- Bricks Lab
Tutte queste piattaforme, a cui se ne aggiungono moltissime altre più specifiche, come BOOK dell’Università di Bologna, consentono di:
- Organizzare lezioni in video o audioconferenza
- Fare streaming dal vivo per decine di migliaia di utenti
- Partecipare a classi virtuali
- Utilizzare un servizio email dedicato
- Creare e modificare documenti in gruppo
- Lanciare sondaggi
- Creare programmi e calendari
Alle piattaforme LMS vere e proprie si aggiungono i tantissimi siti ricchi di risorse come Rai per la didattica, Treccani Scuola, EduOpen o WeSchool.
Insomma, le possibilità sono tante, forse quello che manca è un programma di riferimento che insegni come utilizzarle e applicarle in modo pratico alle situazioni di uso della scuola di oggi.
Problemi di sicurezza dell’e-learning
Le piattaforme e i programmi di didattica online sono relativamente nuovi e gli sforzi degli sviluppatori si sono giustamente concentrati sull’usabilità e sulle potenzialità, a volte tralasciando un aspetto piuttosto importante: la cybersicurezza.
Ecco i principali problemi di sicurezza a cui è suscettibile un sistema di e-learning:
- Attacchi con software (malware)
- Malfunzionamenti
- Errori umani
- Spionaggio, sabotaggio e vandalismo informatico
- Errori hardware
- Furto di dati
- Problemi legati alla proprietà intellettuale
- Violazioni della privacy
- Estorsione di informazioni e ricatto
- Problemi legati al BYOD
Futuro dell’e-learning
Alla luce di quanto abbiamo visto, come utenti e come società dobbiamo agire su più fronti per integrare di più e meglio le tecnologie digitali nell’istruzione e per renderle più sicure:
- Utilizzare firewall e software antivirus
- Stabilire norme di utilizzo e governance e farle rispettare.
- Preparare adeguatamente docenti e studenti all’utilizzo delle tecnologie di e-learning e al cambio di mentalità richiesto dai nuovi metodi di apprendimento.
L’integrazione (o, secondo alcuni, il passaggio) dell’e-learning non è più una questione di come e se succederà, ma solo di quando accadrà. Resistere e non prepararsi al cambiamento porta a conseguenze come quelle che probabilmente vedremo nei prossimi giorni: un’emergenza della scuola a cui il nostro sistema non sa fare fronte.
Molti temono il peggio e parlano già di test Invalsi rimandati, lezioni a giugno o addirittura un anno perduto. Non rimane che sperare nell’eccellente lavoro fatto dagli sviluppatori delle tecnologie di e-learning e nella facilità con cui, in situazioni come queste, l’utente medio imparerà a utilizzarle, facendo ancora una volta di necessità virtù.
Buona navigazione e buon apprendimento online!