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Aumentano i comportamenti tossici tra i gamer

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Abusi e discriminazione in base a genere, etnia o gusti sessuali sono sempre più diffusi nelle community di giocatori. Scopriamo perché e le possibili soluzioni!

Sempre più giocatori e giocatrici si lamentano dei comportamenti tossici quando giocano online e nelle community di gamer, mentre si moltiplicano gli studi di settore che misurano gli effetti della cultura tossica, la sua prevalenza e i vari tipi di comportamenti negativi.

In questo post facciamo il punto della situazione su questo argomento, per capire meglio cosa sono i comportamenti e i giocatori tossici, quali sono le cause e quali le possibili soluzioni a questo problema che rischia di rovinare una grande fonte di divertimento per molte persone, nonché un fiorente settore economico. Buona lettura!


Le donne sono il gruppo più esposto ai comportamenti tossici online, insieme alle minoranze etniche e religiose e alle persone con orientamento sessuale e genere non binario.


Quali sono i comportamenti tossici

Con l’aggettivo tossico, preso in prestito dall’inglese toxic, da qualche anno ci si riferisce a quei comportamenti o culture che incidono negativamente sulle persone. Si tratta di una categoria molto ampia, che abbraccia vari comportamenti e atteggiamenti. Ecco quelli più frequenti tra i giocatori online:

Questi sono solo alcuni esempi, tra i più comuni e segnalati dalla community di gamer online. Indipendentemente dal tipo di comportamento o abuso, le categorie più esposte alla tossicità nel gaming sono sempre le stesse: le donne, le persone con un orientamento sessuale o un’identità di genere non binaria e quelle che appartengono a minoranze etniche, razziali o religiose.

Cause dei comportamenti tossici nel gaming

La prima grande causa della diffusione della cultura tossica nel gaming online è l’effetto di disinibizione online, per cui l’invisibilità, l’anonimato e la mancanza di sanzioni per le proprie azioni disinibiscono le persone e fanno sì che dicano e facciano cose che altrimenti non direbbero o avrebbero paura a fare.

Questo problema riguarda tutte le community online, ma è molto diffuso nel gaming perché si tratta di una community con un forte livello di identificazione e coinvolgimento personale. Di fatto, molte associazioni ed esperti del settore ci tengono a sottolineare che la cultura tossica è un fenomeno che riguarda i “gamer” e non i videogiocatori.

Questo significa che interessa in particolare chi si identifica come un o una gamer e che prende sul serio la propria attività di gioco, e non tanto le persone che occasionalmente giocano a un videogioco, online o offline.

Inoltre, questi comportamenti interessano soprattutto le community degli MMO, i cosiddetti massive multiplayer online, come League of Legends, Dota o Fortnite.

Infine, i gamer più tossici tendono ad avere queste caratteristiche: maschi adulti o comunque di età superiore alla media della community, molto abili e giocano a un alto livello di competizione, ad esempio in campionati o leghe.

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Le donne nel mirino dei gamer tossici

Come spesso accade nella nostra società, le donne sono il gruppo più preso di mira. Si potrebbe addirittura dire che il gaming tossico come fenomeno è stato individuato come tale proprio a partire da un caso di discriminazione di genere molto eclatante, che coinvolse e sconvolse il settore dei videogiochi nel 2014.

Nell’estate di quell’anno, su Twitter iniziò a diffondersi una campagna di molestie e minacce online verso giornaliste, critiche e designer donne di videogiochi, contrassegnate dall’hashtag #GamerGate (GG). Non si può parlare di un movimento perché le azioni non erano organizzate, ma andarono avanti per anni, riacutizzandosi periodicamente dopo brevi periodi di stallo o silenzio.

Gli attori di questi comportamenti tossici erano sempre uomini che criticavano l’ingresso delle donne nel gaming, affermando che non sono abili e non dovrebbero né giocare né parlarne. Insomma, negli anni anche il gaming si è sommato agli altri ambienti affetti da sessismo, dove le donne non possono sentirsi libere di partecipare e, in questo caso, giocare senza doversi difendere dall’aggressività e dall’ignoranza di una fetta della popolazione maschile.


Le sanzioni contro i comportamenti negativi sono troppo leggere, i controlli sono insufficienti e il design dei giochi dovrebbe già includere elementi che impediscano la tossicità.


Possibili contromisure alla cultura tossica nel gaming

I comportamenti tossici online sono un fenomeno eterogeneo, complesso e mutevole, per cui anche le soluzioni devono essere cercate su più fronti. Innanzitutto, come suggerito dagli esempi di altri settori, è necessario progettare i giochi e le community in modo che diano meno adito alla discriminazione e agli abusi.

Per questo è importante promuovere la diversità all’interno dei team di sviluppo, gestione e moderazione, beneficiando così della prospettiva unica di chi vive il problema sulla propria pelle.

Poi, è importante coordinare gli sforzi tra le organizzazioni e tra il settore pubblico e privato. A questo scopo sono nate varie associazioni di categoria, come Fairplay Alliance ed Ethical Games, che cercano di migliorare sia la qualità dei giochi stessi sia l’ambiente in cui interagiscono i gamer online.

Moderazione e sanzioni

Parallelamente a questi interventi, è necessario intensificare e migliorare la moderazione dei contenuti e, più in generale, i controlli sui giocatori, integrando strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Solo in questo modo sarà possibile rilevare gli episodi, migliorare la comprensione che abbiamo del problema e, soprattutto, intervenire contro i gamer tossici.

Questo, infatti, è un altro punto importante. Alcuni sviluppatori hanno lanciato dei programmi di penalizzazione per i gamer che infrangono codici di comportamento etico online e offline, ma in molti casi queste misure sono state considerate poco efficaci dalle persone che subiscono le molestie.

Per questo motivo, è necessario adottare misure più severe, che fungano da deterrente contro azioni tossiche come quelle che abbiamo descritto sopra. Ad esempio, una sospensione dell’account di gioco o un declassamento nel ranking potrebbe essere sufficiente per far desistere molti potenziali gamer tossici dall’attaccare altri giocatori o giocatrici.

Sensibilizzazione e educazione

Infine, è necessario uno sforzo a livello di sensibilizzazione, formazione e partecipazione tra le persone direttamente interessante, anche se questo travalica i confini del gaming e riguarda la difficoltà generale che ha la nostra società a formare individui meno aggressivi e più rispettosi della diversità.

In questa ottica, sono nate varie iniziative, come Raising Good Gamers, che promuovono il benessere e l’etica nel mondo del gaming, soprattutto tra i giovani.

I videogiochi, soprattutto quelli online, sono un canale di intrattenimento sempre più diffuso e per molti giocatori sono una vera e propria passione, che forma parte integrante della loro identità. I giocatori chiedono e hanno diritto ad avere un ambiente di gioco online più inclusivo e sicuro, ed è responsabilità di tutti promuovere un cambiamento di questo tipo, proprio come richiesto altrove dagli utenti dei social network o dalle categorie sottorappresentate nei film e nelle serie online.

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Buona navigazione e buona lotta contro la cultura tossica nel gaming online!

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